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... per la morte di due Maestri: del cinema ma anche dell'animo umano... citavano ed erano citati da Kurosawa e Wenders, da Alain Resnais... il loro cinema era onirico, profondo, spiazzante, non intratteneva ma causava perplessità e sprazzi di poesia, inaspettati come un'arcobaleno dopo il temporale... Antonioni e Bergman erano questo ed altro, diverso per ognuno abbia avuto l'umiltà di rallentare la propria umana corsa, sintonizzandosi sulle note di Dark Star dei Grateful Dead o di John Fahey nell'apparentemente sconclusionato Zabriskie Point o immergendosi nelle cupe, muffite, intime atmosfere dei capolavori claustrofobici di Bergman.
La poesia ha mille facce: come scrisse magistralmente Gregory Corso, mai dimenticato poeta Beat americano...
"Quando muore un bimbo la Morte si fa triste e si chiude tutto il pomeriggio in un cinema di periferia" o qualcosa del genere... a guardare bene... forse, ieri... in qualche cinema sdrucito del Testaccio o di Stoccolma... chissà!
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